(Compendio bis)

Questo invece da “Roma mon amour”,  2017.
Sette giorni a piedi da  solo.  Agosto romano, periferia di afflati cristologici.
Per provare a capire e alla fine non capirci nulla.
Roba inedita. E godi popolo.

“ (Che Roma sia bella è voler essere banali. Retorica per retorica, sa essere annichilente.
In amore è facile amare i pregi tanto quanto è facile innamorarsi della bellezza. Così, siamo buoni tutti. Con i difetti è un altro paio di maniche, è il segreto alla fine sta lì, mi dico. È la pazienza dell’amore, che ho perso di vista, senza accorgermene.
Mi sono sempre piaciute le periferie. Guardo la mappa mentre mi oriento e i puntini rossi brillano sullo schermo e coronano il centro città. Fanno un anello a stringerlo d’assedio. Mi fermo, accendo la pipa con una boccata lunga. Mi accorgo che non l’avevo proprio considerato. Non che ci avessi ragionato su, come spesso capita, si è soltanto squarciato un velo)

Centro/i, cuore/i atrofico/i della/e città. Centro, sistema sanguigno, arterie di turisti come fiumi in piena corsi fin qua a innamorarsi della bellezza eterna di Roma, della bellezza evidente.
Si coagulano a piazza San Pietro. Si raggrumano a Trinità dei Monti. Sono embolo a Piazza Navona.
La periferia è invece il cuore vitale, quello che pompa vigoroso per tutti e tiene su il corpaccione sfibrato e stanco di questa Roma sfatta, sfiancata.
Centro e periferia, Babele in terra. Si toccano e compenetrano in un sahel antropizzato a macchia di leopardo. Marciando in fuori, il gutturale teutonico, lo sguaiato inglese, il pacato giapponese scivolano nello scivolare arabo. Si arrendono al cantilenare cinese, ammutoliscono nello strillare africano.
È in corso una migrazione interna. Da fuori a dentro, su spinta di ventri secchi e borbottanti. Mai il contrario, ma è già qualcosa. Le lingue si toccano frettolose per improbabili affari. Caldarroste ad agosto. Louis Vuitton a dodici euro. Pistole spara bolle.
Rifuggo il centro, non mi coagulo. Spingo la mia lingua verso il fuori, sulla raggiera delle strade consolari. Sulla Prenestina, per Tor Tre Teste, per il Quarticciolo. Rotta zero-nove-zero, verso pance affamate, succhi gastrici mai soddisfatti”