>OD21< Il video


Pubblichiamo di seguito il canovaccio del video presente in home, realizzato in occasione del cammino di >Opposta Direzione<

(Un grazie speciale va a Ilaria Blangetti e Francesco Doglio, di cuore. Per la loro, la nostra amicizia)

 

Genova per crederci, devi arrivarci a piedi.
È una città lunga da conquistare, che si srotola, scivola via a ogni passo. 

E a volte sembra siano le sue gambe a traballare e non le tue, sotto tutto il peso della sua bellezza sfacciata. Della sua nobiltà che viene da lontano.

Ma che sa essere caciarona e silenziosa nello stesso momento. 

Sboccacciata e leziosetta insieme. 

Profumo di basilico, pescetti fritti e molluschi vivi. 

Acqua stagnante del porto, e cassonetti che friggono al sole.

Ci ero tornato a piedi una volta per farci i conti nel 2014, da Roma sulla via dei Pirenei.

Questa volta l’ho conquistata alle spalle discendendo le Alpi da moderno barbaro fino al mare, fin dove non si può più camminare, anche volendo.

E come molti continuo a farceli ogni volta che ci torno per quel palcoscenico infame che le è toccato di essere suo malgrado. 

Parte che si sarebbe evitata. 

Legare il proprio nome nobile a quel macello barbaro che è stato il G8 del 2001. 

E perché uno dovrebbe arrivarci a piedi?

Ci sono mille buoni motivi per camminare. Ognuno ha le sue buone ragioni. Io ne ho tante.

(In molti sostengono che viaggiare a piedi oggi sia un gesto di resistenza. 

Per me è più un’operazione legata alla memoria.

Un gesto di riappropriazione.  Di parole che riaffiorano.

Dello spazio del paesaggio contemporaneo, del territorio, delle sue dinamiche.

Della comprensione profonda del rapporto fra l’uomo e la sua casa.

Delle sue virtù come delle debolezze.

E riappropriazione di lentezza in barba alla nevrosi del sempre prima. Dell’adesso.

Del futurismo del ratatan pam pam e di tutti i danni che ha fatto l’estetica della macchina, della tecnologia salvifica.

Il Gp, il motomondiale. Come una condanna. La truffa svelata della velocità

Si cammina per diletto, ovvio.  Per turismo.

Come per scappare dalla guerra. 

Anche l’amore fa camminare. 

Per stare da soli o per la buona scusa della compagnia.

O per contemplare. 

Si cammina perché l’evoluzione ha premiato la scimmia e non – che so – le cocorite.

Si cammina per pensare. Per riflettere. Per approfondire.

“Solo le idee che vi vengono mentre camminate valgono qualche cosa” diceva Nietsche)

Ma per me la pratica del cammino ha soprattutto il potere magico della 

RIAPPROPRIAZIONE DEL RICORDO

RIEVOCAZIONE DELLA MEMORIA

E PERCHE’ OGNI PASSO VERSO GENOVA PER ME è UN GESTO DI TESTIMONIANZA

Perché nel 2001 le torri gemelle erano ancora al loro posto.

Io avevo 21 anni ed ero, anzi eravamo centinaia di migliaia a Genova, di Luglio.

 

Eravamo quella roba li. Una cosa molto vicina all’essere una generazione.

Parlavamo di Wto, di globalizzazione, di disobbedienza civile. 

Di sistemi economici alternativi al vorace capitalismo. Di equità e di uguaglianza deplorando lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. 

Il depredare in maniera ingorda e ottusa un pianeta che non è appannaggio di pochi.

Leggevamo Naomi Klein e Serge Latouche e non bevevamo la Coca Cola, pena la scomunica.

Boicottavamo, consumavamo criticamente.

Il conto lo facevamo alla banca etica e in sala d’attesa leggevamo Carta, Diario, Avvenimenti Internazionale, Linus, e bastava quello per capire di essere dalla stessa parte.

C’era tanta arte, tanta musica. 

Si passava da De Andrè ai techno party senza che facesse scandalo. 

C’era il menestrello spagnolo che a forza di essere il più no global di tutti era diventato il più Global

(Ogni volta che uno tirava fuori la chitarrina e intonava “Clandestino”, gliel’avresti voluta far ingoiare, ma te lo tenevi per te)

E c’era anche una buona dose di droghette, certo e a qualcuno magari capitava di confondere militanza con lo svago. 

C’era il Chiapas e il subcomandante Marcos. Ya basta! La Monsanto da sconfiggere.

Noi più prosaicamente portavamo alla causa gli Agnoletto, i Casarini, i no global, le tute bianche, poi i disobbedienti.

E pure il black-block. 

Cappucci neri, anfibi, bandane, tamburi, maschere antigas da tutta Europa. 

I “violenti” si diceva. Chi a favore e chi contro.

Io di mio non giudicavo le scelte di lotta altrui. 

Mi angosciava soltanto il caldo che dovevano patire li dentro sti poracci.

È stata una moda? Sì, può anche essere. In parte lo sarà pure stata. 

Sì, ma nel caso, ragazzi, che moda.

Quelle istanze, quelle idee sono sopravvissute QUESTA E’ LA VERITA

anche se hanno provato in tutti i modi a scollarcele di dosso siamo ancora in tanti che PROVIAMO FAR QUESTO PIANETA UN POSTO UN PO’ MENO MERDOSO DA VIVERE:

ALLORA NON LO CAPIVO, MA era PER NOI PER I NOSTRI FIGLI E PER I NOSTRI NIPOTI

E non sono bastati gli insulti, gli schiaffi, i manganelli i pestaggi indiscriminati di persone inermi. Quello schifo della Diaz, quell’orrore di Bolzaneto.

ECCO PERCHE’ SONO E SIAMO DI NUOVO QUI DOPO 20 ANNI

PER RICORDARE E RIPETERE ANCORA UNA VOLTA COME SONO ANDATE DAVVERO LE COSE. DOVE ERA IL GIUSTO E DOVE LO SBAGLIATO

Un governo di centrodestra neo-eletto (Berlusconi-Bossi- Fini, non dimentichiamocelo. N.B. dal 11 Giugno 2001, Scajola agli interni) che alla prima occasione buona scoprì il vero volto violento e repressivo dello Stato. Di come lo si può e lo si vuole intendere. 

Reazione muscolare. Ottusi, come sempre.

Per spiegarci che la musica era cambiata. (canticchiare) “Meno male che Silvio c’è.”

e che dovevamo starcene a casa, zecche comuniste, anarchici, freakkettoni, teppisti di merda.

E con il loro metodo pedagogico di insegnare al prossimo come stare al mondo sono riusciti soltanto a ingrossare il nostro già fitto calendario di vittime e martiri.

E anche noi ne avremmo fatto a meno, oltre che Genova.

MA E’ SERVITO ANCHE 

A dimostrarci una volta di più, che avevamo ragione. 

PERCHE’ DOPO 20 ANNI I BRILLANTI RISULTATI DI QUEL SISTEMA DI PENSIERO SONO GLI OCCHI DI TUTTI. IN ITALIA COME NEL MONDO

E non è bastata PIAZZA ALIMONDA e tutto il suo enorme dolore.

Carlo, Carlino Carletto. 

Quanto abbiamo urlato il tuo nome in quei giorni. Quanto ti abbiamo pianto tutti. 

Quanta RABBIA QUANTA IMPOTENZA

Come membri della stessa famiglia, come compagni, padri, madri, amici, fratelli e sorelle.

Ma tu niente, non ci sentivi più.

HAI PAGATO IL PREZZO PIU’ ALTO PER TUTTI e sei volato via mentre il tuo corpo si raffreddava sul suolo incandescente di luglio a Genova. Incredibile da credere.

Tu che guardi in camera con due occhi inquieti da bestia ferita in una fototessera. 

Giovane, biondo, bello. VIVO

Si dirà che il più anziano in quel Defender avesse appena 23 anni.

GUARDATE CHE QUESTO NON HA MAI FATTO ALTRO CHE SOMMARE TRISTEZZA ALLA TRISTEZZA.

Si griderà alla linea di comando. (“La linea di comando!”) 

E poi il solito carosello nauseabondo, lo scaricabarile, le ricostruzioni fantasiose fino a sassi che deviano proiettili in aria che manco Batman.

La tristezza infinita, l’amaro in bocca che lascia la codardia di un paese senza alcun orgoglio,  senza nessun senso del pudore. 

E meno che mai nessun amore per la verità.

 REFRATTARIO ALL’IDEA STESSA DI VERITA PERCHE NON VUOLE ACCETTARE l’IDEA STESSA DI RESPONSABILITA’ 

Per i singoli come per i gruppi.

E che ci ricasca ogni volta.

Per questo marcio e marciamo nuovamente su Genova. 

Con qualche chilo in più qualche capello in meno come da manuale.

Ma con la stessa voce, la stessa fermezza dopo vent’anni a dire che un altro mondo è possibile e che NO, non siamo come voi.

Come sicuramente non lo sono stati tutti quei genovesi che a quello schifo si sono ribellati, hanno solidarizzato, aiutato come potevano i manifestanti feriti. 

L’acqua le garze i cerotti l’acqua i telefoni.

Il mio pensiero va alla quella signora anziana, anonima, che mi ha aperto la portina e mi h messo al riparo “Sali sali che vi ammazzano”  

A me e ad altri due sconosciuti mai più visti.

Continuava a mettermi delle merendine in tasca “tieni, tieni” 

Non sapevo che dire. Solo commozione pura.

E tu vaglielo a spiegare che non le mangiavi perché eri no global e c’avevano l’olio di palma.