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Port de Bouc,martedì 26 agosto 2014
ILVIII Tappa: Martigue – Grimaud Salin, 38 km

Ho scelto di fare l’arte camminando utilizzando
delle linee e dei cerchi, o delle pietre e dei giorni.

Richard Long

Il penultimo post l’ho dedicato ad un breve e frivolo raffronto fra Italia-Francia con punti a favore
e a sfavore per gli uni e gli altri. Nel massimo del politically correct, la
partita finiva con un bel zero a zero. Mi sono ripromesso fin dall’inizio, per altro,
di non cadere nella banale diatriba -spesso ottusamente esterofila- del come
funziona tutto bene lá. Per quel che mi riguarda sono noiosi discorsi da farsi
a cena alla stregua di “Cos’è la cosa migliore di Milano?” “Il
treno per Roma”. Ah ah ah. E viceversa.
Ma qui le mie certezze vacillano e l’ago della bilancia comincia a pendere
pericolosamente verso la Francia, dopo che ho scoperto quello che si sono
inventati l’anno scorso, questi diavoli di hikers e randenneur francesi con la
Grand Randonée 2013. Per l’elezione di Marsiglia capitale europea dell’arte e
della cultura il passo “interdisciplinare” pare sia venuto da sé da
queste parti. Et voilà! Ecco creato un cammino “artistico”. O meglio una
randonée suburbaine, come la definisce il sito che scopro per puro caso sul
web, creata e curata di concerto da camminatori e artisti, complici le
istituzioni pubbliche dei diversi comuni toccati, il dipartimento delle Bocche
del Rodano e la regione della Provenza-Alpi-Costa Azurra.
Prima di arrivare dalle parti di Marsiglia infatti ho cominciato a cercare
alternative valide a quello che sarebbe il percorso più classico verso la
Spagna in queste zone. Il Cammino di San Giacomo di Compostela infatti,
taglierebbe Aix-en-Provence per poi dirigersi entroterra verso Carcassone. Così
vorrebbe la storia. E così vorrebbe anche il buonsenso, visto che questo
implicherebbe anche -in linea teorica- sentieri meglio segnati e segnalati,
siti internet, mappe e forum di camminanti a riguardo. Ma di mio, da quando
sono partito, sogno un percorso più a Sud che mi faccia riavvicinare al mare, e
che soprattutto mi permetta di attraversare il parco naturale della Camargue a
piedi.
Tre giorni di sole, sabbia, vento e sale per un’esperienza vicina al biblico,
immagino. E poi anche per un’altra mia piccola debolezza. Muoio dalla voglia di
vedere i fenicotteri della Camargue. Sì, mi piacciono i pennuti, che ci posso
fare? Mi piacciono gli animaletti in generale e sì, da piccolo ho pure fatto il
boy scout, ma quello verde, non quello blu che era cattolico e noi in famiglia
siamo sempre stati un po’ mangiapreti. Faccio outing, Ho pure una playlist di
Simon and Garfunkel nell’ipad. Sì.
Ora: le battute sulla mia omosessualità latente sarebbero fin troppo facili
oltre che sciocche, indi per cui rincaro la dose mettendoci sopra anche la mia
passione per i fiori e le piante. Insomma amo la natura, cosa che ogni tanto
pare turbare i miei amici che mi guardano come uno po’ stranetto che si esalta
a vedere un airone cinerino dal finestrino della macchina. O una ghiandaia.
Soprattutto quelli di Roma. Mi sono guadagnato la fama dell’amico pirla che sa
il nome di tutte le cose e quando siamo a piazza Venezia e passa un volgare
piccione mi chiedono “…E quello? Quello come si chiama Pè? Dai dai dai!” E giù a
ridere. Come tua sorella, si chiama. Ops.
In ogni caso senza divagare; cercando sul web scopro questa GR2013 che si
prospetta interessante e unica nel suo genere. La guida che trovo senza nemmeno
un intoppo nella prima Fnac di Aix-en-Provence, me lo conferma. Tutto il
cammino è stato studiato e curato in chiave artistica. La guida stessa è
decisamente sopra le righe e affianca alle solite nozioni, tutta una serie di
elaborati artistici, di considerazioni e scritti non proprio canonici.
Collezioni di fotografie di luoghi banali e mappe emozionali oppure
destrutturate. Il risultato estetico su carta, ad essere onesto, non è dei
migliori, ma va quanto meno premiata l’originalità dell’idea e la sua messa in
opera.
Durante tutto il 2013 questo percorso suburbano, è poi stato animato da
iniziative quali concerti, performance, installazioni, eventi, serate, mostre,
affiancando nomi di artisti noti a quelli di giovani ed esordienti. Il
risultato? Portare, su ben 365 km di sentieri -fra boschi, villaggi, cittadine
e periferie- il turismo. E il che vuol dire indotto per delle zone
potenzialmente depresse come queste. Operazione riuscita. Nemmeno spreco tempo
a dire che per la tratta che sto percorrendo (sono al quarto e ultimo giorno
sulla GR2013 e a breve la lascerò in direzione Camargue. Fenicotteri, arrivo.),
sono stati posti segnali gialli e rossi e paline ogni 30 metri. A prova di
ipovedente. Non ti puoi perdere nemmeno mettendotici di impegno. E qual è
l’ultima chicca? Il punto di partenza. La nuovissima stazione del TGV di
Marsiglia, 50 Km a nord della città. Letteralmente: una cattedrale nel deserto.
Non c’è nulla intorno, soltanto un enorme parcheggio, ma da qui si è deciso di
far partire i due anelli che formano l’otto della GR2013.. Il risultato è di
rendere il percorso facilmente accessibile per chi, come me, non guida, non ha
l’automobile, oppure ama camminare. Incentivare l’utilizzo delle ferrovie e,
contemporaneamente, elevare la super moderna stazione ad opera d’arte vivibile.
A seconda del lato dal quale uno esce dalla stazione, si può imboccare il
cammino in una direzione oppure nell’altra. Semplice e geniale.

Inizialmente avevo dei dubbi, logico. Il mio punto di partenza da Aix (perché
da qui la imbocco) risulta essere una rotonda su una orribile statale in
periferia. Un classico sentiero nell’erba fra copertoni e bottiglie di
plastica, ma poi il tutto si sviluppa oltre ogni aspettativa. Un vero paradiso,
soprattutto per gli amanti dell’archeologia industriale.
In tre giorni e 70 km di cammino sono finito nei posti più assurdi. Ho
costeggiato aeroporti abbandonati, camminato in pinete e faggete incantevoli in
cresta a monti brulli, tagliato un’infinità di piccoli centri disabitati da
film dell’orrore. Sono sceso di notte in mezzo un gigantesco canyon di gole
rosse. Scovato inquietanti centri di ricerca medica in mezzo alla boscaglia che
manco in Lost. Incrociato luoghi che
non avrei mai avuto modo di incrociare nemmeno per sbaglio. Qui e là, resti di
opere d’arte, segni di passaggi artistici, murales, scritte fra Silos nel nulla
e, dietro l’angolo, chiesette del XIII Sec. Una meraviglia insomma.
Ora. Port de Bouc non saprei nemmeno a descriverla. Pare l’idea di un porto che
potrebbe avere giusto Henry Giger fra gru divelte, silos abbandonati, baretti
malfamati, giostre e facce da zingari, zingaroni e giostrai.
Mentre ingollo un’improbabile pezzo di pizza, penso che per l’ennesima volta ho
avuto la riprova che viaggiare a piedi mi piace anche e soprattutto per questo:
la possibilità di finire in luoghi che solo a piedi sono raggiungibili.
Mi sento un piccolo esploratore che, discreto, con il naso all’insù e la bocca
a cerchio, entra nella quotidianità e nella banalità suburbana negata ai più,
che sfrecciano veloci e disattenti e che posti come questi li evitano
appositamente. Cerco di farlo con rispetto ed attenzione.
Ho camminato per ore in questa meravigliosa, silenziosa e sospesa Francia
minore, lontano dai facili clamori turistici, quasi partecipando con il mio
gesto-cammino alla creazione di un’imponente opera di Land art dal vago sapore
Dadà o Surrealista o lettrista e situazionista, e non è un caso infatti,, che
proprio la Francia, abbia visto queste correnti artistiche susseguirsi in
azioni di riappropriazione e definizione del paesaggio lungo tutto il
Novecento. Partendo dalle Deambulazioni Surrealiste di Andrè Breton fino ad per
arrivare alle mappe esplose delle Metagrafie Influenzali di Guy Debord.
Con presupposti del genere, mi rendo conto sia facile fare l’associazione
arte-cammino e pensare e mettere in opera un cammino come il Gr2013. Qui
l’’humus è fertile, ma perché non rubare l’idea?
Nel 2019 toccherà all’Italia. Le due favorite per essere Capitale Europea
dell’arte e della cultura sono Cagliari e Matera. Io personalmente faccio il
tifo per la prima, visto che ho sempre avuto simpatia per la serietà, la
testardaggine e l’onestà dei sardi che penso siano stati trattati fin troppo
spesso come dei pellerossa in una riserva.
Ma in entrambi i casi, mi chiedo, non sarebbe bello che un pezzetto del fiume
di soldi che si riverseranno sulla città prescelta, siano spesi in questo
senso? Non sarebbe utile e intelligente provare a creare un percorso dell’arte
e del paesaggio alternativi? Direi che a nostra volta, potremmo escogitare un
cammino suggestivo e stimolante.
Non posso che gettare questo piccolo sasso nello stagno con la mia
testimonianza sulla GR2013 e cercare di essere ottimista credendo che almeno
questa volta le amministrazioni locali potrebbero non essere vittime del
malaffare e della criminalità organizzata.
Potrebbe essere un’altra occasione buona, di fronte alla comunità europea, per
valorizzare il nostro territorio e riabilitare, almeno in questo settore, la
nostra immagine appannata di furbetti del quartierino che detengo il più grande
patrimonio artistico del mondo ma che si comportano come degli zoticoni
rubagalline.