| Mosche da bar |

Sutri, lunedì 23 giugno 2014
III tappa: Campagnano-Sutri, 27 km

“ Il duce, con la guerra …” e già drizzo le antenne, é più forte di
me. Dovrei fare come il famoso nonno che ha campato cent’anni, lo so, ma non ci
riesco. É un dovere civile. Mi preparo ad incassare ovvietà e argomentare sul
l’ennesima boiata nostalgica gratuita sparata lì tanto per, visto che, in
questo istante siamo tutte mosche da bar e ce lo possiamo permettere, anzi lo
dobbiamo proprio fare di discutere”… ha distrutto una generazione”
Eh? I nervi mollano. E con mia sorpresa l’ottantenne al bancone rincara: “
con Berlusconi ne hanno messa in ginocchio un’ altra”, e il compare di fronte,
con fare forbito: “Ma non solo! Adesso si tratta di una decadenza
morale…” argomenta “… fra prostitute e corruzione, roba da basso
impero”.
Non posso che compiacermi, alla faccia di Bruno Vespa, dei plastici e dei
logorroici salotti televisivi. Analisi lucida. Secca. Non mi butto nella
mischia perché intanto, a quanto pare non c’è nessuno da catechizzare oggi
-peccato- anche se, ad esempio, sulla moralità delle leggi razziali ci sarebbe
comunque tanto da discutere. Però delle considerazioni rapide le tiro.
Non posso che provare simpatia per i due personaggi. Al di là della politica,
sono naturalmente propenso a simpatizzare per le minoranze. (Troppo de Andrè da
piccolo, immagino) E qui di minoranza parliamo. Non trovandomi nel vecchio
circolo del PCI e non vedendo occhieggiare padri della grande madre patria alle
pareti, ma essendo in un bar qualunque, i due vecchi compagnoni non possono che
essere bestiole autoctone e rare da queste parti mi pare di capir. Sicuro
sicuro sono un Sheguevara o un Lienin oppure un Bakunìn. Quelli che quando
arrivano al bar Aoooooo eccheli! I comunisti, ciò che é mio è mio e ciò che é
tuo e mio! Tacci vostra e di Krusciov!
O no? Forse no.
In “Concorrenza sleale” di Ettore Scola (non dei più riusciti ma
senza dubbio agrodolce e gradevolissimo come sempre il maestro) uno dei
personaggi secondari, ebreo tedesco residente nella Roma del ventennio, non è
per nulla preoccupato dell’incombere delle leggi razziali (appunto) sostenendo
che (parafraso) “gli italiani sono dei voltagabbana, non hanno mai
rispettato un patto con nessuno, non lo faranno di certo questa volta con
Hitler” Edeccallá. Gli dice male e finisce a morire deportato, ma non si
sbaglia poi di molto sulle sorti della guerra e del paese in genere. Dopo il
precipitare dei fatti del 26 luglio e dell’8 Settembre, l’allegra cricca dei
Badoglio e delle sabaude Sciabolette se la daranno a gambe in direzione
Brindisi alla chetichella glissando signorilmente sulla connivenza con l’ormai
scomodo duce eroe anticomunista, abbandonando un paese spezzato in due e
sprofondato nel caos di una guerra contro l’occupante nazista e il suo alleato
fantoccio, dando così vita all’eroica quanto tragica vicenda della resistenza
partigiana.
Ecco. Ed é storia che il giorno dopo in Italia non si trovasse più una camicia
nera in un armadio. I più esaltati ingrossarono le fila della Repubblica
sociale ma spesso più per convenienza di paga che non per l’irrealistica
convinzione in una vittoria. E si sa, In molti addirittura approfittarono della
fonte partigiana per sbiancare camicia e coscienza e tornare poi sereni ad
avvantaggiarsi della neonata Repubblica arrivando in alcuni casi anche a
ricoprire cariche pubbliche prestigiose.
Sebastiano protagonista de “L’oro del mondo” di Vassalli si cruccia
di questo e vuole scriverne in un libro. Spiega allo zio cercatore d’oro sulle
rive del Ticino nel primo dopoguerra, che vuole capire che fine hanno fatto
questi quaranta milioni di fascisti. Dove sono andate a finire le tessere. Come
é possibile da un giorno all’altro rinnegare il regime esaltato in massa fino
ad un attimo prima? Lo zio Alvaro saggio o nichilista, gli spiega che la storia
dell’uomo é da sempre un letamaio. Ed é fatto a strati. Non conviene a nessuno
stare li scavare o a smuoverli, intanto si troverà solo merda.
Ecco non conviene a nessuno, e scurdammose ‘o passato. Ma forse non dovremmo.
E il buon cavalier B. allora? E la sua cricca? Debito distinguo per carità,
però io, a parte un ortopedico che fece un fiero outing -non richiesto- mentre
mi scrocchiava un ginocchio in ospedale, non ne ho poi incontrati molti negli
anni che hanno ammesso di aver regalato la propria preferenza ai paladini della
libertà e al loro psicocapo. E i bagni di folla? Chi siete dunque? Che facce
avete? Si ok, il pensionato rintronato dalla famiglia Vianello é noto ai piú,
ma mi pare davvero troppo semplice. Il libero professionista squalo? Bah…
Pare comunque che il sistema genetico italico più che creare anticorpi si sia
assuefatto a cure palliative a base di d’altronde sono tutti ladri e terapie
massicce di non vorrei, lo voto tappandomi il naso e via discorrendo. Quasi con
senso di colpa e vergogna generalizzati. Frasi trinciate a mezza bocca e denti
stretti in maniera trasversale da nord a sud, di traverso alle diverse
estrazioni sociali.
E sarei curioso allora di sapere che ne pensano del M5s e del suo sboccaciato
leader, i miei nuovi amici al bancone, perché qui mi pare di capire che il
richiamo della genetica sia già in azione. Dopo l’ubriacatura di un trionfo
elettorale in realtà abbastanza scontato, a un anno di distanza da grandi
proclami su camere da aprire come scatolette e un bel niente di fatto sul
groppone, già mi ritrovo a collezionare la serie di amici che si confidano
imbarazzati con tiritere del tipo: “Votavo lui o chi votavo?”.
“Io all’inizio ci credevo, ma poi niente!”. “Il movimento, non é
Grillo, lui é il megafono” (questa la adoro) e “Tornassi indietro non
lo rivoterei”. E già. Non lo rivoterei, perché sostanzialmente il grande
capo (e salviamo la buona fede del gruppo) si é rivelato per quello che è,
ovvero un demagogo, prepotente, populista e -sorpresa amici delusi della
sinistra pratici del voto di protesta- un uomo di destra, che fa l’occhiolino
ai camerati testosteronici di casa Pound come alla destra incravattata e
tutt’altro che rivoluzionaria (semmai antisemita) europea. E non ci voleva una
laurea in scienze politiche per capirlo, idem con gli altri due casi
sopracitati. E lo, si é votato in un bel po’ pare reinciapando a sto punto in
quella che definirei scarsa attenzione e leggerezza cronica. E sorvoliamo su un
terzo di esempio, volendo, di urlatore che poi tanto bene, insieme al suo
entourage, non é finito. E si che ad avere la memoria non troppo corta, anche
li, ce le si può ricordare le dichiarazioni di guerra a una Roma corrotta,
papalina e mefitica. Il tutto in elegante canotta e sventolando un dito medio
come riflesso incondizionato.

Nel dubbio rimarrò con il dubbio ma penserò bene perché bisogna dare fiducia
alle persone e forse pure a questa stanca