| Quanta gentilezza |

Manarola, giovedi 17 luglio 2014
XXIII Tappa: La Spezia – Manarola, 15 km

Avvertenza: questo post non vuole essere l’ennesimo sfogo di un turista in
vacanza contro l’imbecillità dei ristoratori italiani, anche se un po’ lo é.
É da intendersi piuttosto come una profondissima analisi sociologica
del vivere contemporaneo nazionale.

Anni fa, quando vivevo a Berlino e la bizzarra gestione berlusconiana del paese
impazzava facendo rimbalzare figuracce del premier su tutte le prime pagine del
mondo, un caro amico tedesco, vicino agli ambienti Spd, mi spiegava: “Vedi
Pé, per noi é davvero difficile spiegare al nostro elettorato, più che moderato
e paziente, che tocca scucire altri soldi europei per aiutare un paese come
l’Italia”.
Si discorreva della crisi greca che cominciava in quei giorni a farsi davvero
seria e del pericolo contagio verso i paesi deboli quali il nostro, che si
faceva concreto e allarmante per le segreterie di tutta Europa.
“La Spagna, la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda, hanno, anche se in modo
diverso, tutte situazioni particolari e note alle quali si può provare a dare
delle risposte e agire di conseguenza. Economie sempre traballanti o quasi, paesi
divisi, democrazie giovanissime, problemi strutturali e di risorse etc etc…
ma l’Italia?…”
Da notare: per la stampa estera, i cosiddetti paesi P.I.G.S sono sempre stati
cinque, incluso il nostro. La stampa nazionale, invece, con innato manicheismo,
ha sempre -o quasi- saltato a piè pari il dato, sfilando senza colpo ferire il
bel paese dal gruppetto-vergogna e anzi assumendo volentieri il noto
atteggiamento borioso del chi siamo noi nei confronti dei compagni di sventura.
Il bue che da del cornuto all’asino, insomma.
Chi conosce anche solo un po’ la logica teutonica, sa benissimo che l’assenza
di risposte e di reazioni concrete alla nostra situazione, risulta del tutto e
per tutto incomprensibile.
Riesco a confortare a malapena il mio amico sostenendo con un basilare
tedesco/inglese/francese la complessa tesi che alla fine siamo un popolo di
stronzi. (Chi legge perdonerà la licenza poetica).
Adesso, a distanza di anni, mi accorgo che la mia opinione, non può essere che
peggiorata. Lo spread, per chi avesse capito a che cazzarola servisse, é solo
un ricordo lontano. Le figuracce del non troppo alto premier sono diventate
buone per un appannata aneddotica da bar ma comunque, il paese, al posto di
veleggiare fuori dalla tempesta, si ritrova ,mi pare, ancor più sedato e
sonnolento di prima a sudare in questa strana estate che si srotola fra madonne
che s’ inchinano dove non dovrebbero e operazioni chirurgiche su transatlantici
che a forza di farlo ci hanno lasciato pezzi di chiglia qua è là, oltre a una bella
trentina di morti.
Bella metafora a pensarci. Ti inchini e poi ti inclini.
E qui ormai siamo al si salvi chi può. Alle scialuppe. Siamo tutti un po’
Schettino pare. Dai, scherzo, giuro.
Sfibrati, stanchi, demotivati, incazzati, annichiliti, delusi, sfiduciati siamo
diventati un popolo di topolini in fuga, terrorizzati, che in un modo o
nell’altro abbandonano la nave per preservare se stessi e la piccola cerchia
amica. Chi può fa rotta va verso lidi migliori. Chi resta, sopravvive come può
a una vita diventata a dir poco complessa, faticosa, difficile se non
pericolosa.
E in questo contesto si pone lo sfogo della gentilissima proprietaria del bar
con la miglior vista sul porticciolo di Manarola dalle tende blu, la scritta
bianca, a sinistra guardando il mare, e che mi sento di consigliare caldamente,
alle cinque terre.
Con un fare da pitbull nutrito a yogurt per due settimane, somigliante
nell’aspetto e nel carattere, mi aggredisce quando le faccio notare che il wifi
che mi aveva promesso e che mi aveva spinto ai suoi tavolini, in effetti,
guarda caso, non funzionava e manco esisteva. E per carità, capita, ma intanto
gli 11 Euri (dicesi undici!!!) per un cornetto, una tazza di thè e un succo di
frutta, erano già stati spesi.
Un gruppo di attoniti spagnoli ha avuto quindi la fortuna di vedere questa
sorta di ominide scapigliato, che non pago della truffa riuscita, si mette a
urlarmi addosso ogni sorta di epiteto: “Ma che caz vuoi? Ma chi caz sei?
Non me ne faccio un caz di te, brutto pez di merd!”
Testuale. E il pubblico, a bocca aperta.
Solo il tintinnare di manette unito al piacere di una fedina penale pulita, mi
hanno impedito di rovesciarle il tavolo addosso, e anzi, di mantenere una calma
fuori dal comune nel rispondere a questa povera signora con disturbi
comportamentali.
Però ecco: e l’Italia? I soldi europei? La mafia? Il mio amico attonito?
Perché dovremmo anche solo meritarci attenzioni o trattamenti speciali dal
resto dei paesi della comunità europea, quando non riusciamo nemmeno a gestire
la più grossa risorsa che abbiamo, ovvero quei turisti, in prevalenza europei,
che venuti qui per svagarsi e godere delle nostre fortune paesaggistiche
(ereditate, attenzione, non guadagnate) vengono poi depredati da personaggi di
siffatta specie senza che nessuno, nemmeno per sbaglio, pensi a una revoca di
licenza per furto e truffa, perché di questo si parla, almeno nel caso
specifico?
Per non parlare poi dei facoltosi cinesi, che vengono trattati come dei
mentecatti se non addirittura chiamati Bruce Lee, così tanto per essere
ospitali. Oppure dei giapponesi che a Roma devono pagare 220 euro due
tramezzini e una birra. E poi il sindaco Alemanno a scusarsi. O i tassisti che
applicano tariffe creative che se non stai attento la tua vacanza finisce fra
l’aeroporto e il centro per esaurimento budget? E perché l’unico impiccio di
cui si abbia memoria a Bruxelles in fatto di affitti loschi con case di
europarlamentari é stato ordito da italiani? Cioè riusciamo addirittura ad
esportare la nostra stronzaggine? E perché l’UNESCO deve minacciare di togliere
la sovrintendenza a Pompei che é un patrimonio dell’umanità perché non si sa
dove finiscano i soldi stanziati ogni volta. Mi fermo perché mi duole il
fegato. E poi ci vorrebbero quaranta giorni a fare l’elenco.
Appunto, chi resta in Italia si arrangia come può, in un paese che é ormai
abbandonato a se stesso, svenduto, rosicchiato, preda di ogni sorta di
speculazione malavitosa a cui volentieri si partecipa a ogni piè sospinto come
in un’ubriacatura collettiva da ultima notte sulla terra. Faccio di tutta
l’erba un fascio lo so, ma incoscienti che siamo. La mia gentile interlocutrice
ha trovato il suo modo e le sue prede per sopravvivere, Il problema é che a
voler restare da soli, però, prima o poi ci resteremo e il pitbull travestito
da proprietaria di bar, ne avrà ben donde di lamentarsi dell’Europa che ha
avuto in casa, ha maltrattato, e che adesso la strangola, proprio a lei, onesta
lavoratrice, persona per bene, poveretta!
Perché in tutto ciò, riusciamo ad essere anche ferventi antieuropeisti, invece
di chinare la testa e ringraziare che ancora non ci abbiano presi a calci là,
dove non batte mai il sole. Ma davvero qualcuno crede che sia praticabile la
panzanata di uscire dall’euro? Per inciso: non é il club degli aeromodellisti
di Lugo. Gli accordi presi sono un po’ più complessi. Non credo basti un
“scusate ci siamo confusi, abbiate pazienza dai, ma non perdiamoci di
vista eh?”
Per quel che mi riguarda comunque mi sento di tranquillizzare la gentile
barista e ho la mia personale visione del futuro. Ce l’ho belle che pronta.
Quando decideranno di metterci in condizione di non ledere noi stessi e il
prossimo, un manipolo di audaci guardie svizzere farà irruzione a Montecitorio.
Lo stato italiano vilmente aggredito, senza mezze misure, farà alzare in volo i
sui F35 che prenderanno fuoco sulla pista. Seguirá un interrogazione
parlamentare e nel mentre un decretuccio salva-qualcosa ci riporterà finalmente
alla condizione preunitaria di stato Vaticano. Così ci togliamo pure dall’imbarazzo
del morire democristiani una volta per tutte e amen.
La donna pitbull potrà allargare il suo business ai santini commemorativi e
dormire sonni tranquilli che in un modo o nel l’altro troverà qualcuno da
spellare e maltrattare.