Salmoni Contromano

Ph. Claudia Gori

Cuneo, 31 Agosto 2020
– 5 giorni alla partenza

 

a Kristin

– Quanti gradi ci sono lì? –
– Undici –
– Ma tu sei pazzo –
– Guarda che non dipende mica da me –
– Ma lo sai che nel resto di Italia è estate, si? Qui oggi, quasi quaranta –
– Dovrei invidiarti? –
– E tu ti ci trasferisci pure… –
– Sì, ma prima cammino un mese sul Tevere –
– Lo so, lo so. Per quello ti chiamavo – Davide alita a fondo nel telefono. Lo immagino sputare fuori il fumo nella colla della sera romana come gli ho visto fare migliaia di volte. La maglietta appiccicata alla schiena e qualcosa di imbevibile in mano. Lo conosco troppo bene per non immaginarmi la sua faccia combattuta fra biasimo e invidia. Ma la realtà è che qui, lui ci morirebbe. E in cammino pure.
“Fai buon viaggio, amico mio” conclude. “Ti abbraccio”. Come una benedizione.

Una coppia di ragazzi cammina spedita sotto i portici. Belli tutti e due. Sono vestiti secondo gli allarmismi del Tg4. Bere molti liquidi mangiare molta frutta non uscire nelle ore più calde.
Undici gradi, intelligentoni. Vecchio Piemonte. Battono i denti dentro le loro canotte tamarre, crani rasati buoni per  una notte brava, ma a Ibiza. Si stanno cacando dal freddo altrochè. Mal celato machismo. I capezzoli spingono sotto il tessuto elastico come olive mature che manco in un soft porn. Superano il mio tavolino guardandomi  con aria di sfida.
Sorrido. Mi tiro su il colletto della giacca. Tumpi russa sotto la sedia, come da lontano.
Sono sceso a valle per un boccone. Nella classifica dei ristoranti cinesi più squallidi credo che questo vicino alla stazione, si guadagni un posto nel medagliere. Lo adoro, si mangia in modo retorico, senza sorprese. E lei é gentile. Ha una figlia medico, non perde occasione per parlarne. Le luccicano gli occhi.

É la prima sera di questa bizzarra estate in cui riesco a pensare. Cioè, da solo, pensare con me stesso, con calma, ragionare in quiete. Ne ho coscienza mentre mando giu la seconda media. Buffo come si possa perdere di vista una cosa del genere.  Diventare puro automatismo da spuria sopravvivenza, in meno di mezzo minuto.

Ma ora,  posso finalmente immaginare il viaggio che mi aspetta, preparato con molto impegno e tanta fatica nei ritagli di tempo di un’estate tritacarne.
Saltano fuori, si affacciano tutti i perché.  Il perché uno faccia una cosa del genere.

I motivi buoni per camminare sono mille, li conosco a memoria e non me li ripeto nemmeno, ma perché il Tevere? 405 km di Tevere in direttrice nord-sud. Ci ragiono su e alla fine sono i perché stessi la vera ragione.

Io e altri cinque colleghi fotografi come pesci alla rovescia, dei salmoni storditi  in contromano, ad assecondare le acque, non a combatterle. Lasciarsi fluire in lentezza per il verso giusto per scoprire, per esplorare altri perché, quelli profondi che animano un padre, il padre fiume.
Albula, Thybris, Tiber. 
Divinità vecchia, a tratti sconsolata.
Da dove nasce a dove si regala al mare.
Percorso in senso stretto. Breve segmento camminabile  di un anello invisibile, che prevede vapore e cielo.
Viaggio di simboli da provare a cercare per provare a vedere.
Comprendere con i piedi quello che è concesso, che è calpestabile sul piano concreto di esistenza. Risposte ai perché, con rispetto e deferenza.
Ospiti curiosi.

E a scanso di equivoci,  veniamo in pace.