KA (una proposta – 2016)

Nel 2016 ATW ha partecipanto al bando di concorso pubblico promosso dal Comune di Gibellina per la creazione di un’opera site specific afferente i drammatici eventi del terremoto della Valle del Belice, 14 Gennaio 1968. Ne è nato il progetto “Ka”.

Qui alcuni estratti.

Ipotesi di percorso: Epicentro – Piazza Rivolta del 29 Giugno 1973

 

“Il come perdersi e il come fermarsi hanno profonde radici nel mondo paleolitico, nell’epoca in cui l’erranza e l’incontro avvenivano nei labirinti di una natura ostile e indecifrabile:in principio era il Kaos.”
Francesco Careri – Paesaggi in mutamento

 

“La mia forma d’arte è il viaggio fatto a piedi nel paesaggio… la sola cosa che dobbiamo prendere da un paesaggio, sono delle fotografie.
La sola cosa che dobbiamo lasciare, sono le tracce dei passi.”
Hamish Fulton

Epicentro del terremoto del Belice del 14 gennaio 1968. 37°47′20.4″N 12°59′52.8″E (Google Street view)

 Il Ka è simbolo antico. Paleolitico.
Se ne trova traccia in diverse culture, a diverse latitudini. Dalla Scandinavia alla Polinesia, sopravvissuto a molte epoche, muovendosi nei secoli, sulle spalle dell’uomo che cammina.
Dai primi raccoglitori nomadi, ai pastori in transumanza con le proprie greggi, fino ad arrivare nei templi in veste sacra, ritorna stilizzato a rappresentare due braccia piegate verso il cielo.
Dalle grotte francesi, ai Menhir sardi, fino alle steli egizie, il Ka è simbolo di vitalità. Di movimento del sé ma anche della natura stessa e del pianeta, primo eterno errante.

Il Ka è l’eterno errare.
L’errante è vivo per questo motivo muove sè stesso, e viceversa.

Nei suoi viaggi, traccia percorsi e incontra altri erranti accomunandosi a loro nella forza vitale e nativa che gli fa alzare le braccia al cielo e danzare, in un flusso unico che è grazia e riconoscenza, per la via percorsa e per quella da percorrere.

Il Ka può sembrare Kaos primigenio, ma è anche il suo contrario.

Fonde la forza vitale di volontà umana all’incapacità di spiegare la concatenazione dei fatti dell’esistenza, dandogli un senso altro e alto, trascendente.
Proponendo, per chi lo vuole e lo cerca, dell’ordine.

(…)

E porta così il mutamento del paesaggio primordiale in quello trasformato della prima architettura umana, a dimostrazione di come il camminare stesso sia il primo vero gesto di mutazione del paesaggio e di ricerca d’ordine.

Allestimento e ingombri. Pianta.

Bozzetto di Marco Paschetta

Il progetto “Il Grande Ka” nasce con un forte intento simbolico legato al territorio e al paesaggio contemporaneo di Gibellina e del Belice, espresso mediante il media fotografico integrato ad un allestimento land-artistico, site specific dialoganti con essi.

(…)

Il collettivo Around The Walk, i fotografi-hikers Ilaria Di Biagio e Pietro Vertamy vogliono celebrare questa rinascita portando la loro personale interpretazione del Ka nel centro della Piazza Rivolta del 29 Giugno 1973 di Gibellina Nuova, con l’intento di ricordare come, dopo l’enorme disordine, rapido e distruttivo causato dalla natura, non possa che seguire un moto d’ordine contrario, lento e costruttivo voluto dagli uomini, passo dopo passo, frutto di tenacia e determinazione.

Per fare questo il progetto si sviluppa in due fasi (…) ed è così composto:

344 immagini di piccole dimensioni (13×18 cm) in cornice, allestite tangenti fra loro e al suolo nella porzione data de “Il sistema delle piazze” (1982-1990) voluta dagli architetti Purini e Thermes , più una di grandi dimensioni (ca 2×3 mt) sospesa all’interno dell’arco ogivale parte dell’opera “Tracce Antropomorfe” (1978-1979) creata dalla designer-artista Nanda Vigo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le fotografie allestite al suolo saranno affiancate (rivolte verso l’alto) a disegnare un percorso continuativo, “il Grande Ka”, orientato con le braccia tese in direzione dell’arco ogivale e dell’unica immagine appositamente sospesa da terra.

“Il grande Ka” vuole essere un’installazione temporanea integrata nella cornice della piazza, utilizzando un linguaggio simbolico e razionale al contempo, che dialoghi con le forme e le diretricci geometriche della piazza stessa e in particolar modo con l’opera di Nanda Vigo.

La scelta del numero di immagini totale (n.345), invece, è simbolicamente legata al numero di scosse registrate nella valle del Belice tra il 14 Gennaio e il 1° Settembre 1968.

Il percorso a piedi dall’epicentro alla piazza per realizzare le 345 immagini georeferenziate utili per l’allestimento finale